Quest’anno ho avuto l’opportunità di esercitarmi sul tema della valutazione delle startup in occasione della Startup Lab Demo Day, un contest di startup organizzato dalla School of Innovation dell’Università di Trento. Ho partecipato per la prima volta in qualità di giudice e, visto che l’argomento mi interessa molto, ho cercato di prepararmi al meglio.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
- Non cercare di strafare, concentrati su ciò che ti compete
- Se qualcosa non ti è chiaro, indaga quel dubbio con la startup
- Anche le idee impossibili possono vincere, con un team solido
Nei prossimi paragrafi ti spiego meglio cosa intendo.
1 – Non cercare di strafare, concentrati su ciò che ti compete
Dato che questa è stata la mia prima volta come giudice, ho preferito concentrarmi sui due aspetti che mi competono di più: la composizione del team e il processo di validazione dell’idea. Questi rimangono infatti tra i parametri più scrutinati dagli/le investor: se il team non è motivato o la leadership non è all’altezza per affrontare una crescita veloce, le probabilità di insuccesso scoraggiano la fiducia ad investire.
Ho guardato quindi alle competenze delle persone che hanno sviluppato l’idea e ai ruoli presenti e quelli previsti, dal CEO al marketing alla gestione delle operations. Ho inoltre cercato di capire se i ragazzi e le ragazze avessero fatto un serio percorso di approfondimento dei bisogni dell’utente, attraverso un’attenta ricerca di mercato. Le risposte non sempre mi hanno soddisfatto, particolarmente nel momento in cui la presentazione dei dati raccolti era raccontata in maniera superficiale o approssimativa. In quel caso i team sono stati penalizzati.
2 – Se qualcosa non ti è chiaro, indaga quel dubbio con la startup
La squadra vincitrice aderiva a tutti i requisiti necessari, mostrando con chiarezza e semplicità storia, risultati e obiettivi che potrebbero realmente permettere di entrare nel mercato e diventare un brand di successo. Non sempre però questo emerge con chiarezza, ecco perché è importante approfondire con le domande puntuali rivolte ai team.
Le mie domande più frequenti sono state:
- Come siete arrivati a questa idea?
- Quale è stato il vostro processo di validazione?
- Quante interviews e/o survey avete inviato?
- Cosa avete imparato da questo percorso di indagine?
- Spiegami nel dettaglio la fattibilità tecnologica della vostra idea
- Quante persone hanno lavorato all’idea?
- Chi di voi porterebbe avanti il business?
Indagare ciò che sembra irrisolto è importante perché offre maggiori dettagli sulla feasibility [fattibilità] dell’idea. Risposte evasive o superficiali rendono le squadre impreparate agli occhi del/la giudice o dell’investor. Al contrario, risposte che dimostrano intenzionalità e approfondimento, meritano un punteggio superiore e, perché no, un investimento.
3 – Anche le idee impossibili possono vincere, con un team solido
Su 12 startup presentate, il mio giudizio generale sui pitch rimane molto positivo: buone idee, buona delivery. Ma le startup che sono riuscite a raggiungere il podio avevano un insieme di elementi vincenti:
- slide chiare, essenziali, piacevoli
- script e narrazione del pitch comprensibile
- definizione attenta del problema
- chiarezza dell’offerta di valore
- proiezione realistica della go-to-market strategy
- spiegazione del processo di validazione
- call to action finale
- team coeso e variegato
- storytelling, storytelling, storytelling
Il mio voto, assieme a quello di altri 7 giudici, ha così portato sul podio le seguenti squadre:
- SID, Smart Irrigation System
- Move to Sound
- LymphoSense
SID è uno smart irrigation device ideato per cura e mantenimento delle piante. Lo scopo di SID è quello di sollevare le persone dal peso dell’irrigazione delle piante, come quelle da casa, assicurando il giusto dosaggio dell’acqua.
Il secondo posto ha premiato invece Move to Sound, un device di traduzione automatica immediata dal linguaggio dei segni verso lingua parlata, premiata particolarmente per l’ambizione del progetto e del suo impatto sociale.
Infine, la terza medaglia è stata assegnata a LymphoSense, un device di misurazione progettata con l’obiettivo di rivoluzionare il trattamento del linfedema, assicurando la misurazione dell’arto il più accuratamente possibile, misurandone in modo automatico circonferenza e rigidità.
Sebbene in alcuni casi la realizzazione tecnologica delle idee fosse molto ambiziosa, i team, la validazione e la prototipazione hanno colto la nostra attenzione, ed è ciò che ci ha permesso di assegnare punteggi superiori.
Se vuoi approfondire questi aspetti, ti lascio alcune indicazioni sul perché i Venture Capitalists osservano i founding team in fase di valutazione, mentre qui ti lascio The Crazy Ones, un podcast di startup e entrepreneurship, dove si parla di come rendere un pitch impeccabile.
Considerazioni finali
Confesso che, dopo circa 8 anni di collaborazioni con lo Startup Lab come mentor, keynote speaker e facilitator, tornare come giudice mi ha messo molta pressione, in primo luogo perché non volevo sbagliare: l’errore è un’eccezione che non riesco a concepire nel mio lavoro.
Inoltre, mi sono trovata ad essere l’unica donna in una stanza di giudici. Sebbene questo normalmente non mi faccia paura, in questa occasione ho sentito l’urgenza di performare a livello, o meglio, degli altri.
Ho lottato con la necessità di non farmi intimidire dall’evidente sbilanciamento di genere, evitando atteggiamenti di auto censura o morigeratezza inutile, tipica di queste situazioni.
La mia sfida in questa occasione è quindi stata duplice: fare un buon lavoro per le startup senza farmi schiacciare dalle dinamiche di gruppo.
Cosa mi ha aiutato?
- Sapere che la relazione che coltivo da anni con professionalità con l’Università di Trento è ciò che mi ha portato su quella sedia
- Gli studenti che si fidano del mio lavoro, e per i quali avevo il desiderio di fare un buon lavoro
- Ricordarmi che questa era un’occasione unica per me stessa, prima che per chiunque altro, di imparare una cosa nuova, e non potevo permettere a niente o nessuno di rovinarmela
Non so se ho fatto bene, ma ho sicuramente fatto del mio meglio, e questo penso che sia ciò che conta alla fine.
In sunto
Che tu sia la giudice o una startup founder, provare a fare cose nuove è un esercizio complicatissimo ma inevitabile per crescere. Fare leva sui propri punti di forza, non avere paura di fare domande ma soprattutto non lasciarsi intimidire dagli altri è ciò che garantisce un’esperienza di successo, sia per te che per i tuoi utenti. Last but not least: trust yourself you can do it!
PS
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Io sono Clelia, founder di The Rebel Company, consulente per la scrittura di annunci di lavoro eccezionali. Se hai voglia di raccontarmi la tua storia, scrivimi a clelia.calabro@therebelcompany.co